Biossido di titanio nei cibi, nuovo studio sui suoi rischi

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Le sostanze chimiche utilizzate nella preparazione dei nostri cibi sono molteplici e vengono utilizzate per svariati motivi. Molti studi vengono effettuati per verificare che l’utilizzo di queste sostanze non procuri danni, a breve o a lungo termine, per i consumatori. Negli ultimi anni alcuni di questi si sono concentrati su di una sostanza che è poco conosciuta e poco studiata, il biossido di titanio, conosciuto con la sigla E171. Uno degli studi più recenti, condotto da Alex Weir per l’Università dell’Arizona, dal titolo “Titanium Dioxide Nanoparticles in Food and Personal Care Products”, si è concentrato sulla verifica del livello di rischio che comporta il consumo di questa sostanza per gli esseri umani.

Inizialmente questa molecola è stata utilizzata largamente per la produzione di vernici, per le realizzazione di prodotti cosmetici, in particolare creme contro i raggi UV, nonché per i dentifrici. Nel settore alimentare, il biossido di titanio è entrato come colorante, con la sigla E171, ed è stato utilizzato, in particolare, nella preparazione di gomme da masticare, di caramelle e dolciumi. Alcuni studi precedenti avevano dimostrato che sia la dimensione delle molecole di biossido di titanio sia la loro forma potevano essere messe in correlazione con potenziali danni alle parete dell’intestino e con l’insorgenza del morbo di Chron. Inoltre, la Canadian Centre for Occupational Healt and Safety, CCOHS, aveva già stabilito che, tale molecola, deve essere considerata come carcinogenica.
I risultati dello studio di Alex Weir hanno mostrato come il biossido, sotto forma di E171, è presente in un altissimo numero di cibi, nonché in molti prodotti dedicati all’infanzia, presenti nel mercato USA. Lo studio, inoltre, ha mostrato che le particolari particelle utilizzate nel settore alimentare possono causare danni alla salute, se assunte in dosi troppo elevate, magari attraverso il consumo di diversi cibi ricchi di biossido di titanio.

In Europa non esistono ancora studi sui prodotti presenti sul mercato e, anche le autorità europee, non si sono pronunciate in materia di sicurezza alimentare dell’E171. Per adesso, l’unica nota positiva, è l’obbligo, in Europa, di indicare, sull’etichetta, la presenza di questa molecola nel cibo.

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