I pericoli del rischio elettromagnetico nei luoghi di lavoro

Il rischio elettromagnetico nei luoghi di lavoro è frequente, i pericoli ad esso legati sono molteplici e non devono, in alcun modo, essere sottovalutati. Difatti, sempre più, i nostri luoghi di lavoro si riempiono di strumenti e dispositivi capaci di generare un campo elettromagnetico che, preso singolarmente può non essere nocivo, ma sommato agli altri può diventare pericoloso.

In alcuni luoghi di lavoro il rischio elettromagnetico può derivare, in particolare, dal tipo di attività che si svolge e dal tipo di strumenti presenti. Basti pensare ai luoghi di lavoro in cui è presente una grande quantità di energia elettrica, come le centrali energetiche, oppure agli ambienti vicini a grandi sistemi di trasmissione della corrente elettrica, come le grandi antenne. In questi luoghi il rischio elettromagnetico può facilmente superare i limiti imposti dalla legge e creare situazioni di rischio per i lavoratori.

Le norme di sicurezza elettromagnetica consentono, ai datori di lavoro, di monitorare i propri ambienti e di assicurarsi che i livelli massimi, previsti dalla legge, non vengano superati. Il limite più importante è quello di 100 µT, valore che non può essere superato in alcun ambiente di lavoro. La norma stabilisce anche che il valore da raggiungere per essere in totale sicurezza è quello di 3 µT, con un livello di allerta di 10 µT per un massimo di 4 ore giornaliere.

Questi valori devono essere monitorati costantemente dal datore di lavoro il quale, in fase di valutazione dei rischi, deve assicurarsi di conoscere molto bene i pericoli legati al rischio elettromagnetico nei luoghi di lavoro. Una volta valutato il rischio egli deve mettere in campo azioni mirate a eliminare questo pericolo e a isolare i lavoratori dalle fonti elettromagnetiche. Questo risultato deve essere raggiunto sia modificando la struttura dei luoghi di lavoro sia modificando le mansioni lavorative, in modo tale che non espongano i lavoratori ai livelli limite.